ITALIA. Il nostro Spegasso ci porta a Roma per un viaggio a ritroso nel tempo quando alle Capannelle si correva in ostacoli, l’entusiasmo alle stelle per la Gran Corsa Siepi

Da bambino durante le feste natalizie del 1947 vidi Roma tappezzata da grandi manifesti a colori che attirarono la mia attenzione di ippico in pectore; era raffigurato un gruppetto di cavalli che saltava un ostacolo, pubblicità della prima gran corsa di siepi di Roma che si sarebbe disputata nel gennaio successivo. Nel manifesto si vedeva come un cavallo grigio nel saltare sopravanzava tutti gli avversari, uno dei quali era montato da un fantino la cui giubba era a righe verticali giallo-rosse che nel mio ricordo ho associato alla scuderia Aterno dei Tudini. La dotazione per l’epoca era eccezionale: lire 5.375.000.= (più del Derby e del Milano) e inoltre c’era anche l’abbinamento alla lotteria nazionale che nel 1947 non si era potuta disputare a Merano per l’inagibilità postbellica delle piste d’ostacoli di Maia, riaperte solo per una breve riunione in piano. Quella domenica 18 gennaio 1948, complice una bella giornata di sole, i romani andarono in massa all’ippodromo a vedere la novità; con mio padre prendemmo il solito tranvetto bleu della Stefer, già affollatissimo alla fermata di San Giovanni, che portava in circa mezzora alle Capannelle. Ricordo che dalla altezza dell’allora motovelodromo (ora largo dei colli Albani), dove la via Appia affiancava i binari, si vedeva un traffico inconsueto e così lungo tutto il tragitto: Acqua Santa, Uva di Roma, Quarto Miglio e Statuario con i veicoli che viaggiavano lentamente incolonnati. Arrivati poi al grande parcheggio nel piazzale dinanzi all’entrata principale, già pienissimo, c’era di tutto: autovetture, motociclette, pullman, camionette, carrozze e tantissime biciclette; i tre recinti interni peso, tribuna e prato brulicavano di spettatori che io ho visto solo un’altra volta in occasione del Derby al quale presenziò una dozzina di anni dopo la regina Elisabetta. Questa corsa sulla distanza di 3600 metri ebbe subito il sigillo dell’internazionalità con tre soggetti francesi di prima categoria fra cui Ofanto allenato da Alec Head, capostipite della famiglia che ancor oggi è ai vertici dell’ippica transalpina. Il campo italiano, specie nei 4 anni, era di grande qualità con dei soggetti appositamente preparati per la grande occasione. Federico Regoli per i colori della razza del Soldo scendeva in pista con Viola, seconda nelle Oaks, e Gong, terzo nel St.Leger ; il maschio sarà solo quarto quel giorno con Federico Palagi ma in autunno andrà a vincere il primo Merano del dopoguerra. Neni da Zara aveva acquistato dalla razza di Rozzano Zarathrusta  (Murray) vincitore del Parioli mentre Tagliabue schierava l’ottimo Nigra che poi con Mercuri in sella trionferà nel 1949 nella corsa di siepi di Auteuil. A Roma quel giorno la corsa sarà tiratissima e vedrà cadere sul percorso di 18 ostacoli proprio gli appoggiati Nigra e Zarathrusta come pure il favorito francese Ofanto. Fra gli altri nostri c’era un vecchio specialista Pumè montato da Joris Menichetti mentre nel gruppetto dei 5 anni, oltre i locali Imero e Abaride, alla fine i più validi risultarono Mottarone (Ernesto Coccia) dell’Aurora in testa fino all’ultima siepe e Scarenna  (Carangio) della Ronchetto che finirono nell’ordine dietro il vincitore, il grigio francese Oliba montato da Robin – allenatore  d’Okhuysen; per una strana coincidenza premonitoria era un soggetto dello stesso mantello del cavallo rappresentato nel suddetto manifesto di presentazione. Molti anni dopo per curiosità andai a consultare l’annuario degli Steeple Chases e dalle relazioni delle corse compresi che in quella giornata c’era la storia del galoppo italiano di oltre mezzo secolo ventesimo. Infatti nel programma del 18 gennaio 1948 oltre agli ostacoli c’erano state anche prove in piano: 2 per fantini e 2 per i gentlemen. Fra i professionisti i vincitori furono Roberto Renzoni e un giovanissimo Roberto Feligioni, ma partenti fra gli altri fruste come Camici, Rosa, Giovanale, Fancera, Vincenzo Celli, Grassini. Nei dilettanti invece il successo era arriso a Raimondo d’Inzeo e Carlo Carlini ma protagonisti anche Mario Argenton, Arnaldi, Camuffo, Loccatelli, Ammirato, Vittorio di San Marzano, Reinach, Triossi, Gignous. Nei trainer vincitori oltre Alec Head nel sottoclou in steeple anche i nostri Paolo Amodio, Armando Miglio ed Ely Evans mentre tra loro meritano un cenno particolare Arturo Maggi, che ritroviamo con Molvedo nel 1961 trionfare nell’Arco di Trionfo, e Fernando d’Uva impareggiabile maestro nella preparazione di tanti saltatori di valore negli anni che seguirono, nei quali avrà come principale interprete in sella Gianatonio Colleo. Abbiamo voluto con rimpianto insistere su questa edizione inaugurale di una grandissima prova che per tanti anni ha illuminato l’inverno ippico romano e che purtroppo dal 2013 è sparita insieme con la pista d’ostacoli delle Capannelle lasciandoci nel suo albo d’oro inciso per sempre il record di tre vittorie legate al nome del leggendario Spegasso. Non dimenticando che le corse in ostacoli esistono ufficialmente sulle rive del Tevere dal 1854, nell’allora Stato Pontificio di Pio IX, dove ai Prati Fiscali si disputò il primo grande steeple chase di Roma vinto da Pandolfo; prova che quest’anno è arrivata alla 130 edizione della sua storia che abbiamo potuto conservare solo grazie alla pista di Merano che la ha adottata. Concludo a nome anche di tanti vecchi ippici, eredi di questa ultrasecolare tradizione, sperando di fare in tempo un giorno di rivedere ancora le corse in ostacoli a Roma.

(Nella foto un passaggio della storica staccionata all’ippodromo delle Capannelle)

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