ITALIA. Dalla caduta di Chivas Regal alla memorabile impresa di Whispin e Andrea Donati. Era il 1972, Mario Berardelli ci racconta le emozioni del suo Gran Premio Merano

Ad un certo punto, sul Talus, accade l’incredibile: Chivas Regal, il più atteso, il beniamino del pubblico per la nobiltà ed il fascino assoluto del team, sbaglia e finisce a terra. E’ fuori dalla corsa, la impietosa legge del Turf, delle corse ad ostacoli. Si rifarà in futuro ma in quel momento deve dire addio alla gloria. Già perché il Merano è Gloria e con la maiuscola, è Passione Totale, Coinvolgimento emotivo, insomma è un qualcosa di strabiliante che soltanto le corse in ostacoli sanno regalare. Il Turf, 500 anni orsono, nasce proprio correndo ad ostacoli, le madri di tutte le corse. Da un Campanile ad un Castello  e in mezzo di tutto, fossati, mura, tronchi, torrenti, siepi…. Unica emozione. Come il Merano e soltanto chi la ha vissuta può realmente comprendere. Cade Chivas ed io che sono in tribuna, arrivato dopo viaggio pieno di peripezie, comincio ad iniziare a sperare perché io sono lì per Andrea. Per il mio amico Andrea Donati, uno dei ragazzi Giovani Ippici che  formavano ad inizio anni 70 ( siamo nel settembre 72) un meraviglioso cenacolo di amicizia e di passione. Sono in tribuna per sperare che l’impresa che Andrea sta tentando possa diventare incredibile e fantastica realtà. Non molti mesi prima, a Torino se la memoria non mi tradisce, Andrea ed il suo amico Whispin finirono tragicamente a terra. Tememmo il peggio, solo la tenacia e la forza d’animo di Andrea e magari i suoi 20 anni gli consentirono un recupero da sogno. “Sai che sto meglio ed anche lui si muove di lusso, dai ci proviamo, ci vediamo lassù.” Dove lassù sta per Maia, la conca delle favole e dei sogni. Non posso mancare, arrivo appena in tempo grazie alla gentilezza e all’affetto di un caro amico che mi recupera in macchina, diciamo che sono come in incognito e del resto non sono nessuno. Qualche amico lo incontro, non vado neppure a cercare Andrea, attendo  l’ora della verità. I metri passano, gli ostacoli volano via, Whispin si fa confidente, sta a vedere che …. Ebbene si accade …. Un sogno, una meraviglia, un gentlemen vince il Merano, una impresa pazzesca, da libri di Storia ippica. Io sono li, incredulo, sbigottito, inebriato e felice. Quasi non ci credo, eppure ho visto bene, è proprio Andrea con Whispin, casa Vittadini, quello che passa per primo sul palo. Si è lui ed allora finalmente urlo di gioia e di felicità ma non sono pago. Ci mancherebbe, quando mi ricapita nella vita un momento del genere che solo il Merano ti sa regalare a livello di adrenalina e coinvolgimento emotivo. Scatto come Berruti e volo in pista, non mi ferma nessuno, raggiungo Andrea e scopro che siamo un bel numero ma il tratto comune per tutti è di essere in trance. Una carezza a Whispin, l’altro eroe con Andrea, forse le mani che si stringono, per un attimo afferro le redini, qualche passo con  il cavallo ebbro di gioia, poi cedo il posto, mi accodo, alla fine pago rallento e con più calma seguo il corteo festante fino al dissellaggio, alla fine mi confondo tra la folla. Mi basta ciò che ho vissuto, è anche il mio Merano questo. Passano gli anni, tanti, più di mezzo secolo, la memoria cancella il ricordo, della corsa  ho impresso solo due momenti, la caduta del rivale Chivas e il finale con Andrea frusta al cielo, poi quel rientro. Pochi minuti ancora, forse una mezzora e già si deve ripartire, Roma è lontana, mi lasceranno a Bologna e prenderò un treno…. Ah per una gioia del genere va bene tutto. Ah il Merano che immensità, quel Merano poi….. Io c’ero !

(Nella foto Whispin e Andrea Donati)

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